venerdì 24 febbraio 2012

Ma prima della fine...

Facciamo casino, partecipiamo al bloggin day per far luce sulla vicenda di Rossella Urru e quella degli altri 9 cooperanti, volontari, turisti e lavoratori in mano a gruppi terroristici. 10 italiani di cui i media non parlano. Oltre Rossella ricordo Giovanni Lo Porto, Maria Sandra Mariani, Franco Molinara, Valerio Longo, Letterio La Maestra, Agostino Musumeci, Valentino Longo, Daniele Grasso e Carmelo Sortino. Possiamo fare noi la notizia e, prima dei Maya, cribbio voglio provarci! 

mercoledì 15 febbraio 2012

Saranno graffiti

È avvenuto qualcosa. Un cambiamento. O piuttosto un non-cambiamento.
Da un'ora in qua, la luce che entra dal rettangolo della finestra è illividita anziché rischiarare, e ha una tonalità fissa che vira al giallastro come pergamena. Fissa, soprattutto. Senza vibrazioni.
Nell'attraversare la stanza con lo sguardo, noto più nitidi i contorni di oggetti familiari che ora sembrano esprimere solo una minacciosa materialità, uno spessore tagliente. Sul tavolino, un giornale mal piegato, chiavi, stagnola appallottolata, foglie secche cadute da un vaso; il tappeto ha un angolo rovesciato, le antine della libreria sono socchiuse, una pila di volumi è rimasta per terra lì accanto. In cucina le stoviglie e i pomoli hanno smesso di brillare, il frigo panciuto è silenzioso e pare in agguato. Le briciole di qualche colazione sul ripiano hanno l'aspetto di fossili, e il lampadario deve essere sparito dentro il soffitto. Il lieve disordine lasciato dal movimento delle vite di chi abita qui dovrebbe confortarmi, ma invece mi pone domande, e mi turbano. E non c'è più quel sottofondo che negli ultimi giorni era sempre presente, quella eco di spari nei boschi: i cacciatori tacciono, tace l'aria tutta. Tace la pendola in ingresso. Non odo risuonare nemmeno i miei passi.
La porta è aperta. Fuori, cielo lontano ma denso e sulfureo, e nessun suono, né uccelli né fronde. L'erba della radura ingiallita e secca come cartone.
Nessuna brezza smuove i cespugli o rimanda odori.
È un'attesa, ecco cos'è. L'attesa di qualcosa. Come quando gli animali selvatici percepiscono un incendio lontano e si arrestano sul ciglio di foreste o burroni annusando l'aria prima di decidere la direzione di fuga.
Ma io lo so, lo so che qui intorno non ci sono animali, né laggiù, da qualche parte, un incendio che si avvicina.
E adesso sento anche, con certezza assoluta, che oltre la curva del viottolo e oltre la boscaglia non esistono più la strada asfaltata né traffico di veicoli né, in fondo alla vallata, il paese di case, piazze, botteghe, uomini e donne che conoscevo. La vallata è disabitata, solo prataglie e rocce e un torrente selvaggio. Non troverei niente e nessuno se scendessi fin là a cercare spiegazioni.
Fuori, qui intorno, invece, ci sono loro, gli uomini seminudi e irsuti che si aggirano curvi e con pietre in mano, prudenti e feroci insieme, gli occhi foschi che saettano come fiere. Non sono ancora qui, ma si avvicinano, circondano la mia casa, l'ultima rimasta, senza scricchiolii di foglie secche, senza scie di odore selvatico, senza richiami gutturali. Li vedo e li odo e li distinguo perfettamente solo nella mia mente. Riconosco la loro presenza, e non me ne stupisco. Stanno arrivando, vengono a prendermi.
Non ho altra scelta, dovrò unirmi a loro.
La luce è ormai da un'ora sempre la stessa, attraversata da un ronzio fisso che ha un che di elettrico. Non c'è dubbio che tutto ciò sia innaturale, eppure è reale e giusto e necessario che sia così. Non ne ho paura né stupore. Il processo è avvenuto, è un dato di fatto. Il Tempo si è rigirato e corre da un'altra parte. Tutto ciò che ancora resta intrappolato in questa bolla è la mia casa e un perimetro di pochi metri intorno che si va riducendo. Imploderà. Sparirà, inghiottito. Cambierà tutto, e anche io.
Ricomincerà daccapo nei silenzi dilatati e nel mondo desertico della preistoria. L'alba, l'alba che torna. Tutto da rifare, da rivivere, da reinventare. E mi aspettano, e manca poco.
Ma ho ancora qualche minuto, le ultime chances. Porterò con me qualcosa, segni irrinunciabili, il viatico minimo per il viaggio. Nessuno è qui per impedirmelo, anche se una remota voce interna mi suggerisce che potrei pentirmene. Rientro in casa, abbraccio con lo sguardo tutto ciò che sto per lasciare e non riavrò mai più, la mia memoria ne fa un fulmineo inventario sentimentale e seleziona poche indispensabili necessità vitali. Mi serve una matita. La trovo sul tavolo. Carta, per ricordare. Strappo un foglio del giornale, userò i suoi margini bianchi. Un'altra cosa, e poi basta; una cosa inutile ma bella, che sta lì, davanti ai miei occhi, e sa già che non la scarterò. È una cartolina illustrata arrivata tempo fa, quando ancora si poteva inviarne e riceverne. Boschi nordici rossi e gialli. Bellissima e dolce. Non posso andarmene senza. Raccolgo il mio bagaglio e cerco le tasche dove infilarlo.
Un fruscio, fuori. Un rametto che si spezza. Una vibrazione. Corro alla soglia, mentre il tempo acquista velocità e ora mi incalza. Ma c'è qualcosa di nuovo su cui spendere ancora alcuni dei pochi istanti che si vanno chiudendo intorno a me. Un paio di occhiali da vista, e faccio a tempo a distinguerne il modello pesante e antiquato, sono lì per terra nell'erba secca. Qualcuno li ha perduti, oppure abbandonati, o lasciati a bella posta per trasmettermi un segnale. Qualcuno è passato, qualcuno con occhiali e fretta di partire. Un tuffo al cuore per questo anomalo messaggio.
Ora uscirò definitivamente dalla casa e dal tempo, e mi metterò in viaggio - ovunque sarà - cercando in ogni cespuglio, grotta, angolo sconosciuto il mio compagno predestinato. Sopravvissuto ed esploratore come me.
I prossimi che lascerò, saranno graffiti.

lunedì 13 febbraio 2012

Le olimpiadi della corruzione



Si fa un gran parlare delle olimpiadi in Italia. Da quando? Da sempre! Io ricordo che fin dalla tenera età sentivo discutere sull'opportunità o meno di ospitare i giochi olimpici estivi nel nostro paese. Alle volte l' Italia proponeva una candidatura (cioè ogni volta) e regolarmente perdeva. Perché? Beh non è il caso di spiegare tutto ma penso che anche i più piccoli sappiano che senza magna-magna non sappiamo organizzare nemmeno una bocciofila. Per cui quando sentite il sindaco di una determinata città che piange perché non è riuscito a entrare in nomination, non fateci caso: lo fa per i suoi elettori rincitrulliti. Tuttavia c'è un'olimpiade che al 100% saremmo in grado di organizzare e senza attendere il 2020; tanto il mondo finisce a dicembre di quest'anno! Sto parlando della Corruzione! Il nostro vero sport nazionale, altro che il calcio, dove le scommesse le fanno di nascosto. I corruttori fanno tutto alla luce del sole accumulando un record dopo l'altro. Pare che anche i giapponesi siano bravi in questa disciplina ma io sono convinto che noi siamo imbattibili. 
Le comodità sono molte: non servono impianti né infrastrutture del resto con l'evasione fiscale che abbiamo ce le possiamo scordare. La spesa è ridotta, tanto questi non fanno fatture né ricevute.

Ma veniamo all'aspetto ludico ovvero le gare che potrebbe offrire il programma olimpico.
Battitura dello scontrino: vince chi ne fa di meno o non né fa proprio.
Rilascio della ricevuta: idem come sopra
Evasione totale: vince chi non paga tasse e non le ha mai pagate (ci sarebbero molte medaglie ex-aequo)
Gara del debito: vince chi "segna" di più quando fa la spesa anche se di mestiere fa l'armatore
Evasione parziale: vince chi qualche volta per una pura variabile aleatoria, ha pagato delle bollette
Lancio del libretto degli assegni: vince chi ne ha il maggior numero scoperti
Tiro della mazzetta: vince chi è più rapido a estrarla dalla manica del soprabito
Falsa testimonianza per concussione e corruzione: vince il miglior cazzaro
110 metri a ostacoli per falsi invalidi: vince chi non abbatte manco un ostacolo
Nuoto di fondo 25 km nel sommerso: vince il datore di lavoro con più dipendenti non registrati

Il simbolo dei giochi olimpici non sarà quello dei classici cinque cerchi, al suo posto cinque paia di manette. L'inno dei giochi "In questo mondo di ladri" di Venditti. Potrebbero essere previsti dei premi speciali come quelli che si danno all'atleta più vincente, all' exploit o al miglior giovane.
Premio David Mills: per chi si fa corrompere meglio

Le medaglie invece che di oro, argento e bronzo saranno di legno; d'altro canto chi si fida a lasciare dei metalli preziosi a quelli...

è ovvio che a questa edizione dei giochi olimpici (un successone) seguirà un'ulteriore manovra da 20 miliardi

domenica 12 febbraio 2012

La vie en blanc (White End - ep. 1)

[Nelle precedenti puntate]



La prima ondata di neve durò tre giorni. Settantadue ore di ininterrotte precipitazioni nevose.
Con intensità variabile.
I primi fiocchi scendevano giù timidi. Anzi, a volte sembravano voler tornare in alto.
Ad ogni lievissima corrente ascensionale.
Poi la neve cominciò a farsi più fitta ed aggressiva. Dopo poche ore le strade della città erano completamente imbiancate.
I meteorologi avevano ampiamente previsto la perturbazione. Ma probabilmente gli amministratori l'avevano sottovalutata.
E si sono mossi con un po' di ritardo.
Quando si forma un primo strato compatto di neve, non è molto facile pulire le strade, almeno finché le nubi non decidano di dare un po' di tregua.
Dopo la prima giornata la città sembrava diventata un enorme ascensore: tutti a parlare solo del tempo. Ovunque.
Fino a quei giorni non avevo idea che ci trovassimo nel bel mezzo di un'era glaciale.
Cioè, ero andato a cercare su Wikipedia solo per curiosità: avevo scoperto che esistono ere glaciali ed ere interglaciali.
Durante le ere glaciali i poli terrestri sono ricoperti di ghiaccio.
In ogni era glaciale, però, si alternano periodi glaciali e periodi interglaciali. Questi ultimi sono caratterizzati da temperature decisamente più elevate.
Ebbene, fino ad allora noi stavamo vivendo in un periodo interglaciale.
Che durava da diecimila anni.
E quindi poteva benissimo starci, a breve, una nuova glaciazione.
Non che allora credessi davvero che fossimo alle soglie di un freezing globale.
Ma adesso... beh, dopo tutti questi mesi dovremmo cominciare a pensare che le cose non torneranno come prima.
Dire che ci siamo abituati sarebbe troppo.
(Abituati a questo clima. Abituati all'assenza di sapore, di colori, di odori, di rumori.
Abituati ad ammazzare...)
Ma stiamo cominciando a farcene una ragione.
Quei primi tre giorni furono per me stupendi, avevo sempre letteralmente adorato la neve.
Vedevo la città rallentare, impantanarsi, mutare i propri ritmi.
Per strada circolavano solo autobus e qualche spazzaneve. L'aria era sensibilmente migliorata e diventava più pulita ogni ora che passava. La notte era magnificamente luminosa, quasi cinematografica.
Il sindaco aveva ordinato la chiusura degli uffici pubblici, cosa che per me significava vacanza.
E significava anche pupazzi di neve, ore passate a scattare fotografie, gare di discesa con slittini improvvisati. La neve mi trasformava in un bambino. Ma forse ero solo un bambino che fingeva di essere un adulto per tutto il tempo. Tranne che con la neve. La neve mi smascherava.
In quei giorni mi ero convinto che la natura volesse mostrarci qualcosa.
Un modo alternativo di vivere. Con calma, senza frenesia.
Un mondo sostenibile, come amavano dire quei fricchettoni ambientalisti.
Muoversi sui mezzi pubblici, lasciando l'auto nel garage.
Fare solo ciò che fosse davvero essenziale.
Prendersi un po' di tempo libero e, magari, fermarsi per giocare.
Mi ero convinto che qualcosa nell'universo volesse indicarci una direzione. Uno stile di vita.
Una vita in bianco.
Ma mi sbagliavo, non c'è nessun senso nessun significato nascosto.
Cominciava solo il nostro annientamento.
Per primi se ne andarono i più deboli, gli anziani, i senzatetto (sì, Cristo aveva ragione: gli ultimi sono stati i primi, a schiattare).

Uccisi da un assassino bianco e silenzioso.
Che avvolge delicatamente le sue vittime e le fa addormentare.
Lentamente penetra in ogni muscolo, in ogni fibra, in ogni cellula del corpo. E lo spegne.


Leggi il secondo episodio

 Grazie alla Principessa degli Zingari che mi ha aiutato nel reperimento della colonna sonora.

giovedì 9 febbraio 2012

Il mondo sarebbe perfetto...

...se non ci fosse la gente. Tutto in equilibrio come deve stare. Ma invece la gente c'è, e manda tutto in merda. E' come avere Aretha Franklin nella stanza che ci dà dentro, che si spolmona e canta solo per te, tipo: "Questa è una dedica speciale per Tillie H.", e poi tutto a un tratto ecco che ti spunta Barry Manilow da dietro la tenda.
Il giorno della fine del mondo non resteranno che scarafaggi e dischi di Barry Manilow, diceva Jazzlyn, la mia Jazz, anche lei mi faceva spanciare dal ridere.
(da Questo bacio vada al mondo intero - Colum McCann)

domenica 5 febbraio 2012

Un'ora d'amore





bibibip bibibip bibibip
ore 7:00
Una mano si muove lenta e spinge un tasto nella sveglia Casio, assemblata da un bambino di 9 anni durante le 19 ore di lavoro giornaliere, in una fabbrica che si trova 10 metri sotto il suolo di Tokio.
- Uffa!!
Due piedi scalzi infilano un paio di ciabatte in lana di alpaca, catturata dai bracconieri durante una battuta di caccia nel canyon del colca, tra la Bolivia ed il Perù. L'uomo si dirige assonnato verso il lavandino del bagno. Le mani portano 3,5 litri di acqua verso le ascelle, la faccia e le parti intime, accorciando la vita di qualche bambino africano, che sarebbe comunque morto di fame tra qualche giorno o al massimo travolto dalla nube tossica sollevata dall'impatto con l'asteroide che avverrà la mattina del 21 dicembre in Danimarca.
- Yawn!!
L'uomo si dirige in cucina, apre il frigorifero e versa 270 ml. di latte di mucca coltivata in un loculo di 2,5 x 1 metri e nutrita con grassi animali. Incendiando carburante fossile generato da millenni di depositi organici riesce a scaldare il latte, in cui aggiunge 20 ml. di una spremuta di semi di qualche arbusto inconsapevole della famiglia delle rubiacee, meglio conosciuta come caffè.
ore 7:28
Due gambe entrano in un paio di jeans di cotone ottenuto dalla peluria di semi di una pianta della famiglia delle malvacee, anch'essa inconsapevole, cresciuta nella foresta amazzonica. I piedi entrano in un paio di scarpe di camoscio, strappato alle cure della madre nell'appennino abruzzese e le braccia inforcano un maglione di lana di pecora, sapientemente tosata, che ora attende di guarnire un kebap nel vicino porto di Genova.
ore 7:37
- Merda, anche oggi in ritardo.
La chiave entra nella serratura dell'automobile, ma fuoriescono 2 cm di gomma sintetica e con una leggera pressione della mano accende l'auto che si accoda al traffico urbano, generando 250 g di CO2 che fanno da corredo ai ben più dannosi effetti della centrale a carbone di Vado Ligure, dove il tasso di mortalità supera di 10 volte quello della media nazionale.
ore 7:52
Il pedone che decide di invadere le strisce davanti all'automobile viene immediatamente redarguito da un'onda di 90 dBA di clacson e da un'altra di appena 40 dBA:
- Togliti idiotaaa!!!
Trovare parcheggio è come imbattersi in una doccia a gettoni nel centro del Sahara, per cui è meglio optare per uno scarico merci con parchimetro da cambiare ogni ora.
ore 8:00
Un flusso di elettroni corre veloce dal muro all'alimentatore, che lo distribuisce alle periferche. Subito dopo il boot, il sistema operativo prende il controllo dei circuiti in silicio, che entro qualche mese verranno ammucchiati in Kenia, nella più grande montagna di rifiuti del mondo. La freccia del puntatore si dirige verso l'icona del player.
Click  

venerdì 3 febbraio 2012

This is the ( real ) end

Il 21 Dicembre 2012 non successe nulla di particolare.
Se tralasciamo l'estinzione di massa del genere umano, ovvio.
A quei tempi noi polpi eravamo ancora "dormienti".
Avevamo già un'elevata capacità d'apprendimento, ma non vivevamo abbastanza a lungo da poterne usufruire.
Poi, in trecentomila anni, ci siamo evoluti: siamo diventati più longevi ( i più vecchi tra noi hanno 2300 anni), ci sono cresciute zampe ed ali ( assomigliamo un po' a quel Chtulhu di cui parlava un certo Lovecraft), abbiamo riattivato Megavideo.
L'arte è una cosa che vi siete portati con voi: ogni volta che agguantiamo una penna, un pennello, uno strumento ci scopriamo a copiare la vostra letteratura, dipingere i vostri quadri e suonare le vostre canzoni.
D'altro canto, sembra che anche in passato si finiva sempre per creare le stesse cose.

Ci sono state parecchie guerre, epidemie, carestie, sbalzi climatici, invenzioni, geni, esplorazioni spaziali, scoperte mediche, filosofi, religioni, un po' di questo, un po' di quello.
La maggior parte di noi non ha visto nulla di tutto ciò.
Quasi 10.000 anni fa, tutto è finito.
Abbiamo scoperto che lo spazio è chiuso.
Questo significa che non c'è nessuna evoluzione, fine o scopo.
L'entropia brucerà tutto.
Inesorabilmente.
Nessun nuovo inizio, nemmeno nessuna morte.
Sola stasi.

In questo tempo abbiamo studiato ogni tipo di scappatoia: le dimensioni parallele stanno tutte collassando, i viaggi temporali si sono rivelati mortali per gli esseri viventi, i quali rimangono intrappolati in un loop di paradossi.
Abbiamo cercato altre vite, con scarsi risultati.

Ed ora, abbiamo deciso, c'è una sola soluzione, molto all'americana, forse, senza nessuna prova che avrà una qualche utilità, certamente.
Faremo scindere ogni atomo dell'universo.
Libereremo un quantitativo di energia teoricamente abbastanza grande da superare quello dell'energia oscura, la ricalibreremo, espanderemo l'universo e faremo rinascere la Fenice.
Un gran bel Big Bang...

Scusate...
Prima ho parlato di teoria, ma avrei dovuto scrivere piuttosto che questo è un atto di fede, il primo da millenni.
Non siamo molto bravi nel credere, ci rendiamo conto di stare per distruggere tutto, irrimediabilmente.
Ora che abbiamo una così triste Verità assoluta, non possiamo che aggrapparci alle più stupide, infondate, imprecise bugie: voi la chiamavate speranza.

Scrivo questo e lo mando a voi.
Probabilmente non ci farete niente, un file nel mucchio.
Oppure gli darete un peso, ma presto vi renderete conto di quanto nulla potete fare.

Perché lo faccio?
Per noia.
Sapete che se esplodesse il Sole, iniziereste a sentirne gli effetti negativi solo dopo circa otto minuti, il tempo che ci mette la luce a percorrere la distanza tra la stella e la Terra?
Il Gran Casino qui è già iniziato da un pezzo, ma sapete quanto ci mette la luce a raggiungere la Terra dal centro della Galassia?

giovedì 2 febbraio 2012

White end - Episodio pilota

Ho commesso il mio primo omicidio 6 mesi fa. Per fame. No, non per mangiare la mia vittima. 
Non ero ancora cannibale allora.
Per accaparrarmi l'ultimo pacco di biscotti di quel maledetto supermercato di periferia. 
Non volevo ucciderlo. 
Una cosa del genere, un tempo, l'avrei definita "preterintenzionale". 
Oggi li chiamiamo incidenti
Anche quando incidenti non sono.
Quel giorno, invece, giuro su dio che volevo solo quei dannatissimi biscotti.
L'ho spinto giù dalla scaffalatura. 
E deve essersi rotto l'osso del collo o qualcosa del genere. 
In tutta quella confusione non se n'è accorto nessuno, ma se anche qualcuno ci avesse visti, se ne sarebbe tranquillamente fottuto.
Non so nemmeno perché le scrivo queste cose: quelli che sono ancora vivi le conoscono già. 
Per i posteri? Sappiamo tutti che non ci saranno posteri. Non umani almeno.
Forse le scrivo per ricordarmi com'è cominciato, com'è che abbiamo perso lentamente ogni briciolo di umanità.
È iniziato tutto con una giornata di neve. Il 31 gennaio 2012.
I primi giorni, per tutti il danno più grave era la sospensione del campionato di serie A. 
Che stronzi che eravamo.
Secondo il meteo "la perturbazione anomala" sarebbe durata "una decina di giorni al massimo."
Cazzate.
"Beh, prima o poi dovrà smettere di nevicare" dicevano tutti.
Ne Il Corvo, il protagonista sentenziava: "Non può piovere per sempre!" (It can't rain all the time).

Ma può nevicare per sempre?

Il mio barbiere - quando mi curavo di avere un barbiere - mi raccontava sempre questa storiella:

-  Mentre Noé costruiva la sua Arca, continuando a lavorare anche sotto la pioggia insistente, gli altri uomini lo deridevano per la sua pervicacia:  "Noé, pensa piuttosto a trovarti un riparo: non pioverà per sempre."
Ed ogni volta, pazientemente, Noé rispondeva: "Forse no, ma può piovere abbastanza."

Continua ... Episodio No. 1
Drink!