venerdì 25 maggio 2012

White russian (White end - ep. 3)

Nelle precedenti puntate:
Episodio pilota
Episodio No. 1
Episodio No. 2

Il segreto di un buon White russian è che il liquore al caffè sia amaro al punto giusto.
L'equilibrio dei sapori è importante.
Quando da mesi mangi solo roba gelida, l'equilibrio dei sapori è solo un ricordo sfocato.
Solo un ingrediente del White russian, ormai, era di facile reperimento. Il ghiaccio.

Nelle settimane successive al ritrovamento del cadavere di Carlo, pur essendo molto turbato, non mi ero mai posto troppe domande. Quelle sono arrivate in seguito, quando è tornata la neve.

Come faceva ad avere la testa mozzata così di netto?
Era stato ucciso?
Chi poteva avere interesse ad uccidere un uomo come lui?

Siamo abituati ad immaginare la fine del mondo con gli occhi dell'ultimo sopravvissuto o del salvatore. Siamo stati abituati così dalla maggior parte della letteratura e della cinematografia catastrofiche.
Anche quando l'eroe di turno ci viene presentato nel suo "ambiente famigliare", sappiamo che quasi certamente compirà qualche gesto magnifico che, oltre a salvare i suoi cari, porterà alla sopravvivenza dell'intero genere umano.
Ma, soprattutto, l'eroe arriverà a scoprire la causa della fine del mondo.
Perché è un eroe sapiente e rassicurante.

Io non sapevo e non so una sega. Il problema di ogni giorno è arrivare a domani.
Un tempo pensavo di non essere troppo interessato a vivere. Forse era vero.
Ma - dio! - quanto mi interessa, invece, sopravvivere!

Fuggire altrove era la soluzione di molti. Emigrare verso sud. Una ironica inversione di ruoli. Ma il freddo stava avanzando giorno dopo giorno, trovare un biglietto aereo per i paesi caldi era sempre più difficile ed io, personalmente, non mi ero nemmeno posto il problema di spostarmi. Forse perché ero poco lungimirante. Oppure lo ero davvero molto.


(Girava voce - non confermata - che da qualche parte in Russia stessero provando la soluzione estrema di fare esplodere qualche atomica per contrastare l'improvviso calo di temperature. Altri, sostenevano che proprio gli esperimenti "dei sovietici" avessero causato quel mutamento climatico. Quando qualcuno mi rivelava questi "segreti", rispondevo impassibile: "Ho letto che in realtà sono stati gli americani".

Ad ogni panzana corrisponde una repanzana uguale e contraria.)


Non volevo finire come Carlo anche se non sapevo come avesse fatto Carlo a finire in quel modo.
Di Carlo sapevo solo che era solo. Ed io non dovevo più essere solo.

La soluzione al problema era molto semplice. Offrire ospitalità in cambio di compagnia. Il mio appartamento non poteva più contare sul riscaldamento a gas (i rubinetti erano stati chiusi quasi subito), ma erano comunque quattro mura che rendevano il freddo un po' meno freddo.

Antonio, Luca ed Angelo erano senzatetto e conoscevano Carlo. Li ho incontrati alla spartana celebrazione funebre che la parrocchia era riuscita ad imbastire.
I patti, però, dovevano essere chiari: il loro stile di vita non sarebbe sceso a compromessi. Ognuno libero di andare e venire.
Ma di certo non chiedevo una famiglia, io che non ne avevo mai avuta una.

Arrivati nell'appartamento, Luca annunciò che voleva celebrare il momento. Scomparve in cucina per alcuni minuti e tornò con quattro bicchieri di un liquido opalescente e cremoso su cui galleggiavano alcuni cubetti di ghiaccio.

"Il segreto di un buon White russian - sentenziò - è nel credere che quello che stai bevendo sia un buon White russian".
Leggi l'episodio finale.

Drink!